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Linfoma del gatto

  • Disciplina: Oncologia
  • Specie: Gatto

Il linfoma è molto comune nel gatto, rappresentando circa il 90% dei tumori emopoietici ed il 30% di tutti i tumori felini. L’incidenza stimata è di 200 nuovi casi l’anno su 100.000 gatti a rischio. Tuttavia, la maggior parte dei dati disponibili in letteratura si riferisce all’era pre-vaccinazione FeLV, e non riflette in maniera precisa la situazione attuale.

Fattori di rischio sono: infezione con il virus della leucemia felina (soprattutto forma multicentrica, mediastinica, extranodale e leucemica), esposizione a fumo passivo, condizioni di infiammazione cronica (tra cui anche malattia infiammatoria intestinale cronica [IBD]), fattori genetici.

CLASSIFICAZIONE
La classificazione del linfoma felino si basa su morfologia cellulare, grado istologico, immunofenotipo e sede anatomica interessata. Nel gatto, la maggior parte dei linfomi è di grado intermedio (30-40%) o elevato (50-60%). Soltanto a livello intestinale prevalgono le forme a basso grado, tipicamente ad immunofenotipo T. A livello renale e mediastinico prevalgono i linfomi ad alto grado.

In merito all’immunofenotipo, il tipo B è predominante, con percentuali riportate fino a 70%. Forma mediastinica, leucemica ed epatica pura sono invece spesso di tipo T. Sono stati descritti nella specie felina anche linfomi B ricchi di linfociti T (simil-Hodgkin) e “non T, non B” (tipo NK).

FORME ANATOMICHE
Si riconoscono le seguenti forme anatomiche:

La forma mediastinica è caratterizzata da linfoadenomegalia mediastinica eventualmente associata a versamento pleurico. I gatti interessati sono tipicamente giovani (2-3 anni di età) e FeLV positivi (90% dei casi) e presentano tosse, dispnea, intolleranza all’esercizio, rigurgito, disfagia, anoressia e, occasionalmente, sindrome di Horner monolaterale o bilaterale.

La forma alimentare è piuttosto comune nel gatto. Per ottenere la diagnosi, è necessario valutare nell’insieme i criteri clinici, istologici ed immunofenotipici. Il linfoma del tessuto linfoide associato alla mucosa (MALT) è di origine T ed è tipicamente a piccole cellule (low-grade). Il linfoma MALT si sviluppa in corrispondenza del piccolo intestino, dando soprattutto ispessimento diffuso (Fig. 1); per un periodo piuttosto lungo può restare confinato nel contesto mucosale, ma inesorabilmente progredisce raggiungendo prima i linfonodi meseraici, poi gli altri visceri addominali (estensione transmurale). La principale diagnosi differenziale deve essere posta con l’IBD. E’ stato recentemente proposto un algoritmo diagnostico per differenziare tra linfoma a basso grado e IBD. La prima valutazione è necessariamente morfologica (istopatologica), seguita dalla colorazione immunoistochimica e solo in ultimo dalla clonalità. Per la diagnosi definitiva, è sempre consigliabile ottenere un campione bioptico a tutto spessore, rinunciando al prelievo per via endoscopica.

In corrispondenza del piccolo intestino nella sua parte distale, cieco e colon, è più comune il linfoma con immunofenotipo B, che prende origine dai follicoli linfoidi mucosali (placche di Peyer), e che è tipicamente ad elevato grado di malignità. Le lesioni sono transmurali e spesso si ha coinvolgimento concomitante di milza, linfonodi periferici, e midollo osseo.

Il linfoma dei grossi linfociti granulari (“large granular cell lymphoma”, LGL) rappresenta circa il 10% dei linfomi alimentari e deriva dalla proliferazione incontrollata di linfociti T citotossici o Natural Killer (NK). Si tratta di una forma transmurale a grandi cellule, che interessa inizialmente ileo, digiuno e linfonodi meseraici, ma che metastatizza in fretta a visceri addominali e midollo osseo. Gli esami laboratoristici riscontrano leucocitosi neutrofilica, anemia, ipoalbuminemia, ipocalcemia, aumento di transaminasi epatiche e bilirubina. Il riscontro di grossi linfociti granulari circolanti in percentuale superiore al 13% deve essere considerato patologico.

Forma multicentrica: caratterizzata da linfoadenomegalia solitaria (Fig. 2) o generalizzata, con o senza coinvolgimento sistemico o extranodale. Per la diagnosi definitiva è sempre richiesta la valutazione istopatologica.

Forma extranodale: La forma nervosa è caratterizzata da coinvolgimento centrale (encefalico o spinale) o periferico e può essere primitiva oppure far parte di un linfoma multicentrico. I gatti con linfoma renale hanno nel 40-50% dei casi anche concomitante interessamento cerebrale. La forma renale è frequente ed interessa gatti adulti. Essa può essere primitiva o far parte di una forma addominale o multicentrica. I sintomi sono vaghi e aspecifici e secondari ad insufficienza renale. Spesso il linfoma renale si accompagna a coinvolgimento cerebrale, pertanto possono essere presenti sintomi quali irritabilità, cambio di personalità, debolezza, mancata coordinazione e deficit propriocettivi. La forma oculare è piuttosto comune e può essere primitiva oppure far parte di una forma multicentrica. Sintomi comuni sono: fotofobia, blefarospasmo, epifora, ifema, ipopion, presenza di masse oculari o retro-orbitali, uveite o distacco retinico. La forma nasale è frequente ed i sintomi sono simili alle infezioni del primo tratto respiratorio. È necessario, ai fini di prognosi e terapia, distinguere tra forma nasale pura e forma nasofaringea. Alcuni casi hanno interessamento sistemico o cerebrale, pertanto lo staging è d’obbligo. La forma cutanea è rara nella specie felina e generalmente interessa gatti anziani. Si tratta per lo più di forme non epiteliotrope, caratterizzate clinicamente da eritroderma pruriginoso e placche che tendono a confluire.

STADIAZIONE
La stadiazione clinica dei gatti con linfoma prevede l’esecuzione di diversi esami:

  • esami del sangue: emocromocitometrico, ematochimica, FIV/FeLV
  • esame delle urine
  • valutazione citologica o istopatologica del midollo osseo
  • valutazione istopatologica dei linfonodi o organi interessati. La citologia per infissione linfonodale nel gatto è spesso inadeguata nell’ottenere la diagnosi conclusiva, soprattutto per quanto riguarda la diagnostica differenziale con alcune sindromi benigne iperplastiche tipiche della specie felina.
  • immunofenotipizzazione
  • ecografia addominale
  • radiografia del torace.

Al completamento della stadiazione, si può definire lo stadio clinico secondo l’OMS:

Stadio I

  • neoplasia singola (extranodale).
  • interessamento di una sola area anatomica (nodale), compresa una neoplasia primitiva toracica.

Stadio II

  • singola neoplasia extranodale con coinvolgimento di un linfonodo regionale.
  • interessamento di due o più aree nodali sullo stesso lato del diaframma.
  • due neoplasie singole (extranodali) con o senza interessamento di linfonodi regionali sullo stesso lato del diaframma.
  • neoplasia primitiva gastroenterica (generalmente in area ileocecale), ben asportabile, con o senza interessamento di linfonodi meseraici.

Stadio III

  • due neoplasie singole extranodali in regioni opposte rispetto al diaframma.
  • interessamento di due o più aree nodali cranialmente e caudalmente al diaframma.
  • lesioni primitive intraddominali estese e non asportabili.
  • neoplasie paraspinali o epidurali, indipendentemente da altri siti neoplastici.

Stadio IV

  • stadio I-III con coinvolgimento di fegato e/o milza

Stadio V

  • stadio I-IV con iniziale coinvolgimento del sistema nervoso centrale e/o midollo osseo.

TERAPIA
Trattandosi di una malattia sistemica, la terapia d’elezione per il linfoma felino è la chemioterapia, secondo diversi protocolli di trattamento. Tassi di remissione e sopravvivenza dipendono in grande misura da sede anatomica e grado istologico. Ad esempio, forme pure di linfoma nasale trattate con radioterapia hanno sopravvivenza lunga, mentre linfomi ad elevato grado a sede intestinale hanno prognosi infausta. Linfomi intestinali a basso grado, se trattati con chemioterapia, danno tempi di sopravvivenza anche superiori ai 2 anni.

Nel gatto, la radioterapia è indicata per le forme localizzate di linfoma spinale nasale o mediastinico.

La chirurgia è indicata in caso di linfoma intestinale ostruito o perforato.

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