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Aggressività in un gatto: diagnosi comportamentale oppure organica?

  • Disciplina: Comportamento
  • Specie: Gatto

Caso clinico del Dott. Mauro Ferri (Med Vet, Collegno, TO)

Lo studio riguarda una gatta con sintomi di aggressività, portata in visita dai proprietari che sospettavano una forma comportamentale non curabile. Durante la visita si raggiunge il sospetto poi confermato di essere in presenza di una patologia organica.

INTRODUZIONE


I modelli di riferimento sono quello psicopatologico afferente allo studioso del comportamento P. Pageat (1999) e quello SISCA.  

STORIA


Segnalamento  Gatto, incrocio europeo, di nome Chicca (Ch), quattro anni, femmina sterilizzata nel primo anno di vita.  

Ambiente di vita Appartamento di circa 50 metri quadrati, bilocale senza porte interne. Silvia convive con Ch da pochi mesi, poiché era la gatta della nonna, che per motivi di salute non poteva più accudirla.  La casa della nonna era più spaziosa di quella di Silvia.  Ch in casa della nonna tendeva ad appartarsi, senza cercare particolari interazioni.  

Composizione della famiglia Silvia (Fta), studentessa di veterinaria al quarto anno e saltuariamente Giovanni, fidanzato (Fto).  Entrambi non hanno mai posseduto gatti. Fto ha posseduto cani.  Nessun altro animale convivente.  

Motivo della visita Il motivo per cui viene portata in visita Ch è un’aggressione nei confronti di Fta.  L’episodio è avvenuto in Francia, ove la coppia si era recata per una vacanza una settimana prima della visita. Nei giorni precedenti la gatta si era comportata in modo normale. L’aggressione avviene nel momento della partenza quando si cerca di introdurre Ch nel trasportino e viene spinta sul treno posteriore in quanto recalcitrante. Questo tentativo scatena una reazione  violenta con graffi e morsi di tale gravità da costringere la proprietaria in pronto soccorso. La gatta viene poi rinchiusa in una stanza da Fto accorso in aiuto. Ch si mostra aggressiva anche nei suoi confronti.  La coppia dopo la medicazione di Fta, contatta il veterinario curante di Ch e torna in Italia, lasciando la gatta in Francia. Il veterinario prescrive un sedativo ed i due tornano in Francia per recuperare Ch. Una volta tornati in Italia la gatta viene portata dal collega che diagnostica una patologia incurabile e ne consiglia l’eutanasia. Vengo contattato e fisso un appuntamento per visitare la gatta.  

Adozione Ch. è stata adottata da qualche mese, in precedenza conviveva con la nonna di Fta.  

ANAMNESI SANITARIA


La gatta risulta regolarmente vaccinata e non ha mai presentato alcuna patologia.  

VISITA CLINICA


La visita clinica propriamente detta non mi è stata concessa perché la coppia per paura di un’altra aggressione, non ha voluto che la gatta uscisse dal trasportino. Fto non ha mai dato le spalle alla gatta e anche Fta manifestava disagio. Fto è un uomo di trent’anni, che per diversi anni ha svolto l’attività di buttafuori. Sono messo a conoscenza che la gatta è nel trasportino da circa trentasei ore.  

ANAMNESI COMPORTAMENTALE


Comportamento alimentare La gatta mangia regolarmente crocchette lasciate ad libitum e due volte al giorno viene fornito cibo umido.  

Comportamento dipsico Nulla da rilevare.  

Comportamento eliminatorio Nulla da rilevare.  

Il Sonno Nulla da rilevare.  

Comportamento esploratorio Osservazione diretta: Ch non ha mostrato disagio nel trasportino e i clienti non segnalano problemi durante il viaggio in Francia.  Fta segnala scarso interesse per l’esplorazione dei balconi e del pianerottolo. In casa Ch. si muove senza alcun problema secondo Fta.  

Comportamento di marcatura La marcatura facciale risulta effettuato su Fta e su alcuni mobili e porte in casa.  

Comportamento di aggressione L’evento è inquadrabile come aggressione da irritazione, usata per interrompere il contatto e non è mai successo prima. (Pageat, 1999)  

Comportamento sessuale Nulla da rilevare  

Socializzazione con gli esseri umani Fino ad ora non vi erano mai stati problemi, ma si tratta di un soggetto appartato, non ricerca spesso le carezze delle persone, questo anche durante la permanenza in casa della nonna.  

Socializzazione con i conspecifici La gatta vive da sola e non ha relazioni sociali.  

Il gioco Non vengono effettuati giochi sociali o solitari e la casa non presenta arricchimento ambientale.  

Relazione con i membri della famiglia interspecifica.  Fta sta cercando una relazione con Ch, Fto tollera la gatta, ma non ambisce a sviluppare una relazione.  

Manifestazioni organiche dirette ed indirette Nulla da segnalare.  

Obiettivo della visita.  Fto vorrebbe la conferma della necessità di allontanare la gatta, per proteggere Fta.  Fta cerca una soluzione che possa consentire il recupero della relazione con la gatta.  

DIAGNOSI


Diagnosi Nosografica: con i dati a mia disposizione non fattibile.  

Diagnosi funzionale: l’unico episodio di cui sono a conoscenza mi porta a pensare ansia intermittente.

Diagnosi contestuale: ho la compliance da parte di Fta, ma non di Fto.  

Emozione prevalente: l’emozione prevalente è la paura.  

Diagnosi differenziale: Le patologie comportamentali che possono portare ad aggressività nel gatto sono diverse: la Sindrome Ipersensibilità-Iperattività, la Sindrome da Privazione Sensoriale , il disturbo da limitazione dello spazio, e comorbilità tra queste sindromi.  

Sindrome Ipersensibilità-Iperattività: spesso i gatti vengono portati in visita proprio per i graffi ed i morsi inflitti ai proprietari in occasione del tentativo del contatto fisico e il quadro clinico si manifesta immediatamente dopo l’adozione. (Colangeli-Giussani, 2004)  

Sindrome da Privazione Sensoriale: in questa sindrome le aggressioni sono per irritazione e/o per paura durante l’ avvicinamento del proprietario o di altre persone conosciute o sconosciute. (Colangeli- Giussani, 2004)  

Disturbo da limitazione dello spazio: l’aggressione in questo caso è di tipo predatorio e per irritazione. (Colangeli- Giussani, 2004)  

Oltre alle patologie comportamentali in questo paziente è importante considerare le patologie organiche.  Gli effetti sull’attività cerebrale di malattie organiche e a sua volta l’influenza di patologie cerebrali sull’organismo sono ampiamente descritti. Usando il modello interpretativo di Roberto Marchesini (2007) la mente è “un sistema di posizionamento sulla base di istanze specifiche e di “elaborazione” degli stimoli ambientali”. In essa riconosciamo, dunque, delle componenti posizionali (le emozioni, le motivazioni, l’arousal) e delle componenti elaborative (le funzioni cognitive, le rappresentazioni, le metacomponenti).  Certamente le componenti posizionali sono facilmente influenzabili da alterazioni organiche fisiologiche o patologiche:  

1. Le motivazioni, ad es, l’appetito in caso di ipoglicemia secondaria ad insulinoma ;  

2. Le emozioni, modificate ad es. dal dolore acuto, cistiti, etc.  

3. L’arousal influenzato dagli ormoni tiroidei, ma non solo…  L’eventuale coinvolgimento delle componenti elaborative è collegato a danni strutturali legati all’invecchiamento cerebrale (Colangeli-Giussani, 2004) o a insulti diretti alla struttura del SNC. Per quest’ultime componenti infatti è necessario un’alterazione profonda del SNC, (si pensi ad es. alle alterazioni dei ventricoli laterali in caso di sindrome dissociativa). Il comportamento di aggressione è un sintomo o talvolta un comportamento indesiderato seppur etologicamente normale.  

Qualsiasi variazione fisiologica influenza il comportamento e la presenza di una patologia organica può essere sospettata quando durante una visita ci rendiamo conto che siamo di fronte ad un’incoerenza, ad es.: 

• Non è possibile emettere una diagnosi nosografica , ma solamente funzionale (la presenza di uno stato patologico come ad esempio stato fobico, ansioso, depressivo, distimico).  

• Un comportamento è attuato fuori contesto o con intensità inadeguata

 • Una patologia comportamentale appare all’improvviso o evolve rapidamente senza cause apparenti  

• La strumentalizzazione di un comportamento aggressivo evolve in maniera repentina  

• In un soggetto adulto compaiono fobie improvvise in assenza di traumi  

• I sintomi rilevati non rientrano in un quadro clinico ben definito oppure è presente un’incoerenza nella genesi della patologia comportamentale

 • In caso di co-morbilità abbiamo generalmente un aggravamento improvviso e inatteso; la presenza di comportamenti “nuovi”, magari coerenti con la patologia, ma mai presentati prima; fobie preesistenti possono aggravarsi diventando “molto produttive”.

Secondo P. Pageat (1999) l’aggressività può essere classificata come:  

Competitiva: sequenza di atti d’aggressione posti in atto per difendere o conquistare prerogative;

Da irritazione: caratterizzata soprattutto dalla sua relazione con lo stato reattivo e l’umore;  

Da paura: spesso senza fase d’intimidazione e senza controllo dell’intensità (concomitanti manifestazioni neurovegetative);  

Materna;  

Predatoria;

Territoriale.  

Nessuna patologia organica è legata ad uno specifico tipo di aggressività, anche se si riscontrano più frequentemente (almeno in soggetti precedentemente normo-comportamentali) l’aggressività da irritazione e da paura.  Fra le cause organiche alla base dell’insorgenza o dell’aggravamento di un comportamento d’aggressione dobbiamo prendere in considerazione:

Il dolore: secondo P. Pageat (1999) l’apparizione improvvisa di un comportamento d’aggressione per irritazione in un cane che non ha mai mostrato problemi relazionali deve far pensare ad un comportamento di aggressione scatenato da un dolore (acuto o cronico). La percezione del dolore è in grado di modificare lo stato reazionale dell’animale e può portare alla nascita di una malattia del comportamento, la Sindrome di “aggressività reattiva” degli stati algogeni. I sintomi mostrati dall’animale possono essere: 

• Iperestesia: diminuzione della soglia di percezione del dolore, manifestazioni organiche indirette (tachicardia, tachipnea) dovute al coinvolgimento del sistema Noradrenergico (Giussani, 2009)  

• Evitamento: l’animale evita i conspecifici e/o i componenti della famiglia. Dapprima questo comportamento coinvolge gli individui “più esuberanti”, quelli che lo coccolano molto o che lo toelettano. È presente un comportamento di aggressione (solo fase di minaccia) quando l’animale è avvicinato (Giussani,, 2009);  

• Attivazione del leccamento: gate control (competizione tra messaggio doloroso e messaggio tattile) o attivazione delle fibre nocicettive che controllano la risposta algica con partecipazione delle Beta endorfine (Giussani, 2009).

 • Ipervigilanza: l’animale è sempre in allerta (Giussani, 2009).  

• Memorizzazione degli avvenimenti che precedono la situazione dolorosa (ad esempio avvicinare la mano, guardare una parte del corpo dell’animale) con conseguente anticipazione emozionale (Giussani, 2009).  

• Diminuizione delle attività ludiche (Giussani, 2009).

• È presente midriasi (Giussani, 2009).  

Nel gatto non esiste un’entità nosografica simile, ma i sintomi sono sovrapponibili con un’insorgenza spesso più precoce dell’evitamento e una maggior incidenza dell’iperestesia. Qualsiasi irritazione o dolore è in grado di scatenare sequenze di aggressione per irritazione. 

Le principali patologie che possono dar luogo a risposte aggressive sono:  

Patologie del sistema nervoso centrale: è poco usuale che una lesione del SNC causi direttamente un comportamento di aggressione. In generale è l’aumento della pressione endocranica in alcune aree cerebrali (zona frontale, area temporale) ed il dolore associato alle malattie infiammatorie a carico delle meningi a rappresentare le patologie del SNC più frequentemente causa di un comportamento di aggressione. Gran parte delle reazioni emotive dipende dal sistema limbico. Un insieme di strutture che comprendono la porzione mediale del lobo olfattivo o rinencefalo,  l’amigdala, l’ippocampo e il giro cingolato nel telencefalo e l’ipotalamo nel diencefalo e la sostanza reticolare nel mesencefalo. In particolare l’amigdala gioca un ruolo fondamentale nelle emozioni grazie ai collegamenti diretti con il talamo (struttura a cui pervengono tutte le informazioni sensoriali) che funge da relais tra corpo e corteccia cerebrale. (Giussani, 2009)  Le patologie del sistema nervoso centrale più frequenti sono:  

Meningoencefaliti: normalmente sono causa di dolore intenso e attraverso questo meccanismo possono causare patologie comportamentali.(Giussani, 2009)  

Idrocefalo: l’aumento della pressione endocranica, soprattutto di alcune aree cerebrali, e dei deficit sensoriali associati possono essere la causa di un comportamento di aggressione.(Giussani, 2009)  

Neoplasie: I tumori a carico della zona frontale e dell’area temporale possono indurre, tra gli altri sintomi, la comparsa del comportamento di aggressione (Giussani, 2009). P. Pageat  (1999) sostiene che i tumori della corteccia cerebrale potrebbero essere all’origine della sintomatologia presente nell’Iperaggressività del cane anziano. È importante sottolineare che la dimensione della neoformazione non è in relazione con la severità delle affezioni neurologiche visibili.  Danni metabolici possono dar luogo a sintomi aggressivi, per esempio: 

Encefalopatia epatica: si può manifestare con fasi di prostrazione, di cecità, di disorientamento o aggressività senza alcun segno digestivo. Normalmente i sintomi si presentano nel periodo post-prandiale (Giussani, 2009).  

Deficit sensoriali  

Vista: disturbi dei fotorecettori nell’uomo possono causare eidolie. Le persone descrivono immagini incongrue sovrapposte a elementi dell’ambiente reale: ovviamente consci del problema è possibile non rispondere ai falsi stimoli visivi. L’animale, invece, tratta come veritiere le informazioni visuali raccolte e può mettere in atto un comportamento di aggressione (predatoria, per irritazione e da  paura) imprevedibile e apparentemente fuori contesto. Pageat(1999) scrive che tendono a evitare i luoghi ombreggiati.  Normalmente le patologie comportamentali non insorgono in modo improvviso e l’ anamnesi consente al terapeuta di escludere o meno tali sindromi (Giussani, 2009).  In questo paziente la rapidità di manifestazione dei sintomi fa propendere per una patologia organica, ma d’altro canto dei primi anni di vita della gatta non si è certi di avere dei dati comportamentali completi.  Anche il fatto che la manifestazione aggressiva si sia evidenziata nel momento del contatto sul treno posteriore della gatta può essere motivo per correlarla ad una patologia organica, per esempio un’ algia legata ad un trauma o ad una artrosi con conseguente aggressione per irritazione e/o da paura con anticipazione emozionale.

Per tale motivo venne consigliato un ricovero della gatta presso la facoltà di Veterinaria dell’Università di Torino; in tale modo si permise ai due clienti di allontanarsi dalla gatta la cui vicinanza creava forti emozioni negative e a me di avere i dati per confermare o meno una patologia organica.  

PROGNOSI


Non possibile fino all’accertamento clinico.  

VALUTAZIONE DEL RISCHIO E MISURE DI SICUREZZA


Questo unico evento non permette una valutazione del rischio, ma Ch verrà ospedalizzata. 

TRATTAMENTO


Nessuno fino all’ accertamento clinico.  

FOLLOW UP


Fta tornò con Suo padre dopo qualche giorno per darmi la notizia che a Ch, ricoverata nella struttura da me consigliata, era stata riscontrata una forte algia sul treno posteriore avvalorando la diagnosi di aggressione per irritazione da causa organica. Il padre di Fta mise una porta tra i due locali della casa per una iniziale forma di sicurezza.  

Terapia consigliata: Robenacoxib 1mg/Kg; possibile terapia biologica e cognitivo relazionale nel caso si sia instaurata una fobia post traumatica.  

Valutazione del rischio: bassa  

Misure di sicurezza: manipolare con attenzione Ch sul treno posteriore  


DISCUSSIONE E CONCLUSIONI


Questo caso credo sia emblematico sotto diversi aspetti.  In primo luogo credo sia importante non dimenticarsi mai di essere dei medici veterinari e quindi non farci fuorviare e interpretare segni clinici di patologie organiche come sintomi di sindromi comportamentali. Per i proprietari un episodio di aggressività così imponente non poteva che essere imputato ad una causa comportamentale gravissima che non poteva che portare all’eutanasia e questo dato era stato anche confermato in prima battuta dal collega generalista. Chiedere più tempo ai due proprietari provati in modo negativo dall’ improvvisa aggressività della gatta e per niente favorevoli (come suddetto avrebbero gradito una soluzione pronto uso: allontanamento della gatta o …), ma allo stesso tempo cercare una soluzione che non li mettesse in pericolo o a disagio credo sia stato il punto di forza di questo caso poiché è stato possibile trovare la causa e quindi la terapia più corretta. Come spesso avviene nella nostra professione dobbiamo gestire le emozioni di un sistema famiglia e veniamo coinvolti, nostro malgrado, in queste dinamiche. Sicuramente questo studio mi ha  insegnato a cercare delle soluzioni che potessero portare alla diagnosi e a tranquillizzare il resto del sistema. Ch a mia conoscenza attualmente vive con Fta…  

Commento dell'esaminatore:
" Interessante perché si tratta di un caso felino e non canino, interessante inoltre la diagnosi differenziale fra patologia organica e comportamentale".

Bibliografia


  1. R. Colangeli, maggio 2011, Dolore e medicina comportamentale: aspetti teorici, clinici e diagnostici, Animal pain journal, Italia, Pfizer Italia S.r.l., 2, pag. 1-6.  
  2. R. Colangeli e S. Giussani, 2004,capitolo 16,17,19 Medicina comportamentale del cane e del gatto, prima edizione, Italia, Poletto Editore,pag.:278-282; 285-290; 304-309; 346-349.  
  3. S. Giussani, 2009, Il comportamento di aggressione secondario a patologie organiche. http://www.vetjournal.it/approfondimento.php?codnotizia=3480 Accesso al sito 30 dicembre 2014.  
  4. R. Marchesini, 2007, Le componenti del profilo cognitivo, quinto capitolo, Pedagogia cinofila, prima edizione, Italia, A. Perdisa Editore, pag. 63-86  
  5. P. Pageat, 1999, Semeiotica dei disturbi comportamentali e gestione della consultazione, terzo capitolo; Nosografia dei disturbi comportamentali, sesto capitolo, Patologia comportamentale del cane, prima edizione, Italia, Point Veterinaire ,pag. 138-143; 308-310; 346.
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