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Il pesce rosso, un pet molto noto ma ancora poco conosciuto

  • Disciplina: Acquariologia e medicina degli organismi acquatici
  • Specie: Pesci

Dalla lettura rapporto Assalco Zoomark 2022 sviluppato con il contributo di ANMVI (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani) i pesci ornamentali si confermano come i pet più diffusi nelle case italiane. Come già visto in precedenti articoli della sezione Vetpedia, approfondire la tematica dei pesci ornamentali vuol dire aprire una finestra su ben oltre mille specie e varietà commercializzate tra quelle d’acqua dolce, tropicale o fredda e quelle marine tropicali. Se ogni categoria ha un simbolo iconico, in Italia il pesce rosso Carassius auratus (Linnaeus, 1758) è il pesce ornamentale per eccellenza. Tanto diffuso quanto in realtà poco conosciuto al grande pubblico che, a causa di credenze incuneatesi nella tradizione, ritiene questo animale il pet “più facile” per eccellenza. Niente di più errato poiché il pesce rosso, termine che di per sé è sbagliato riflettendo anche solo sui cromatismi in commercio, è un animale che richiede un attento management e una conoscenza acquaristica di base finalizzata sia al benessere sia alla biosicurezza.

Dalla forma ancestrale…
Incredibilmente la storia del pesce rosso affonda le radici nei millenni passati tra pergamene e tradizioni orientali, a cavallo tra Cina e Giappone. Una storia in parte simile a quella di un altro ciprinide, la carpa koi, originaria dell’oriente e molto diffusa in ambito ornamentale. Secondo alcune notizie, esemplari di carassio di colorazione rossa erano presenti durante la dinastia Tsin, famiglia regnante cinese tra il 265 e il 419 D.C. Non meno nebulose sono le notizie del primo arrivo del pesce rosso ornamentale in Europa, stimato intorno al 1700-1705 in Portogallo o in Francia, mentre altri autori optano per un’introduzione in Inghilterra pochi anni prima, in questa nazione la prima raffigurazione su un libro è datata 1711. Di certo vi è che la situazione sociopolitica e lo sviluppo delle potenze imperiali europei, favorì la circolazione di nuovi pet che arrivarono in Europa e in Nordamerica. Il primo allevamento su larga scala negli U.S.A. è datato 1899 mentre in Italia l’allevamento risale al XIV secolo quando la specie era allevata nei bacini utilizzati nei processi di lavorazione della carta e della canapa.

…alle selezioni ornamentali
Contrastanti sono le teorie che riguardano l’origine ancestrale della specie, una pubblicazione del 2013 ha localizzato una possibile origine genetica provenienti dal basso corso del fiume Yangtze nel sud della Repubblica Popolare Cinese. Secoli di selezione hanno portato oggi alla creazione di oltre 240 varietà diverse, non di rado ben lontane dal longilineo pesce nella sua morfologia ancestrale. Vi sono infatti varietà che differiscono per morfologia corporea, numero o assenza di specifiche pinne, posizione degli occhi e strutture anatomiche accessorie. Partendo dall’aspetto morfologico, in aggiunta alla forma selvatica a tutti ben nota (Fig. 1), ve ne sono alcune come gli shubunkin, i cometa o i wakin che pur mantenendo la conformazione longilinea (Fig. 2) vi si discostano per particolarità morfologiche.

Fig.1 Arbuatti

Figura 1

Fig.2 Arbuatti

Figura 2

Ben diversa è invece la morfologia di molte tra le varietà più commercializzate caratterizzata da una corpo compatto e rotondeggiante ben evidente in selezioni quali i testa di leone, gli oranda. i ranchu e i pearlscale. Le prime due si caratterizzano per la presenza sulla testa di un cappuccio definito tecnicamente wen (Fig. 3), formato per lo più da tessuto adiposo e a crescita continua, iperplastico, che può arrivare talora a coprire gli occhi (Fig. 4). In tal caso è necessario un intervento chirurgico al fine di rimodellarne le dimensioni e i limiti. Nei ranchu è assente la pinna dorsale, mentre i pearlscale o “chicco di riso”, prendono questo nome per il tipico disegno delle scaglie che donano questo aspetto a sbalzo da non confondere con segni clinici quali l’idropisia, comune in diverse patologie. A carico della testa vi possono essere peculiari strutture come nel caso dei bubble eye, che mostrano bolle cutanee ripiene di liquido fisiologico protrudenti dai lati della bocca. Questi accumuli sono presenti anche in varietà meno diffuse nella porzione apicale della testa (Fig. 5).

Fig.3 Arbuatti

Figura 3

Fig.4 Arbuatti

Figura 4

Fig.5 Arbuatti

Figura 5

Vi sono poi le varietà pon pon, così chiamate per le tipiche escrescenze carnose che si dipartono dalla della porzione apicale della testa. In relazione alla posizione degli occhi le varietà più particolari sono le cosiddette “telescopiche” con i globi che protendono lateralmente alla testa e le forme estreme come i celestiali, con gli occhi rivolti verso l’alto (Fig. 6). Infine, altro parametro di selezione è la presenza di una pinna caudale singola o doppia (Fig. 7) nonché di differente lunghezza. La selezione zootecnica ornamentale ha dunque portato a un’estrema differenziazione anatomica che sarebbe meritoria di un’approfondita discussione medico veterinaria sui principi di selezione morfologica, sulla propensione verso talune patologie, sulla compatibilità intraspecifica in vasca e infine sulle corrette tecniche di management e arricchimento ambientale indoor o outdoor.

fig.6 Arbuatti

Figura 6

Fig.7 Arbuatti

Figura 7

Una gestione basata su scienza e responsabilità
Appare evidente come non sia corretto parlare di pesce rosso, bensì di un ampio numero di varietà tuttora oggetto di selezione classificate all’interno della medesima specie. Sarà dunque opportuno garantire il benessere di questi esemplari seguendo due grandi direttive, una valida per la specie e una tarata su misura in relazione alla selezione zootecnica ospitata. Nella medicina degli organismi acquatici la percentuale di patologie causate dalla scorretta gestione è molto impattante e dunque la prevenzione passa attraverso un’ampia serie di decisioni manageriali. C.auratus è un ciprinide originario dell’Asia la cui origine genetica è discussa ed è stato selezionato per secoli in nazioni dal clima temperato. Sarà dunque necessario un acquario indoor d’acqua dolce fredda, ossia non sarà indispensabile il termostato che garantisce una temperatura tropicale nei mesi più rigidi. Questo deve essere dotato di un sistema di filtrazione, quelli esterni sono dotati di una più ampia superficie dedicata sia alla filtrazione meccanica sia a quella biologica bastata sull’attività delle colonie batteriche coinvolte nel ciclo dell’azoto, come già illustrato in altri articoli della sezione di Vetpedia. A tal proposito i sistemi di filtrazione biologica a percolazione si rivelano tra i più performanti. È infatti importante non dimenticare che questi pesci producono una notevole quantità di feci, dunque di composti azotati che si sommano a quelli derivanti dall’eventuale alimento non consumato e da altri residui organici presenti in acquario. Appare dunque evidente come le bocce e le strutture di piccole dimensioni, oltre ad essere vietate da numerosi regolamenti comunali, non garantiscono volumi sufficienti e sistemi di filtrazione tali da garantire parametri stabili per il benessere del pet nel tempo. Non esistono studi che definiscano con precisione quanti litri d’acqua dedicare a singolo esemplare, di certo sono animali che necessitano di spazio di nuoto, di vasche sviluppate in lunghezza e di un arricchimento ambientale idoneo anche utilizzando piante coriacee (Fig. 8) e substrati naturali purchè smussi. La specie ricerca attivamente alimento sul substrato (foraging) da selezionare tra sabbia per acquari d’acqua dolce o ciottoli di medie dimensioni che non possano essere ingeriti.

Fig.8 Arbuatti

Figura 8

Per iniziare si consiglia di dedicare almeno tra 60 e 80 litri netti d’acqua per esemplare giovane. Litraggi che, seppur empirici, andranno man mano aumentati con l’accrescimento dell’esemplare. tutti i pesci si accrescono infatti a prescindere dallo spazio disponibile ed è dunque opportuno fin da prima dell’acquisto un’attenta pianificazione degli spazi e dei costi nel tempo. Le varietà ancestrali longilinee si adattano ottimamente ai laghetti (Fig. 9) e alle fontane da giardino dove possono vivere se ben gestiti, tutto l’anno. Queste strutture devono essere profonde almeno un metro, dotate di un efficiente sistema di filtrazione meccanico-biologica con UV (Fig. 10) e di un sistema di ricircolo.

Fig.9 Arbuatti

Figura 9

Fig.10 Arbuatti

Figura 10

Fontane, cascate (Fig. 11) e altri sistemi possono completare l’invaso esterno favorendo ulteriormente la circolazione dell’acqua. Tale management richiede operazioni e cure periodiche anche delle stesse strutture, non sempre rispettate come purtroppo talora visibile in taluni invasi (Fig. 12). Su questa tematica si consiglia vivamente la lettura del paragrafo dedicato alla costruzione e gestione dell’invaso per carpe koi disponibile nell’articolo presente nella medesima sezione Vetpedia. Un pesce rosso può raggiungere una lunghezza di 25-40 cm da adulto ed è errato pensare che la crescita dipenda dallo spazio a disposizione, anzi, a tal proposito possono insorgere patologie legate allo sviluppo. Bisogna dunque uscire dal pensiero comune che questo sia un pet che richiede una cura pressochè nulla, poichè è fondamentale che il cliente applichi i medesimi principi manageriali che si mettono in atto per qualsiasi altro acquario o invaso d’acqua dolce. Inoltre, la conformazione anatomica predispone, soprattutto quelle selezioni con un corpo compatto, a possibili alterazioni della funzionalità della vescica natatoria. Questa è normalmente è composta nei pesci rossi da due camere ma si mostra persino quasi completamente unicamerale in alcune selezioni dal corpo compresso. Proprio in queste, la stretta vicinanza con i diversi apparati come quello digerente, genitale e con i reni, può compromettere la funzionalità di una struttura delicata come la vescica natatoria che è già di per sé soggetta a specifiche patologie primarie.

Fig.11 Arbuatti

Figura 11

Fig.12 Arbuatti

Figura 12

Alimenti ben selezionati
I carassi sono onnivori, si nutrono dunque di un’ampia gamma di alimenti, tra i quali organismi invertebrati, planctonici, alghe, porzioni di piante superiori e fitoplancton. In riferimento ai pesci rossi ornamentali è opportuno fare numerose riflessioni che conducono a risposte spesso oggetto di discussione e non sempre ancora approfonditamente indagate scientificamente. Vi sono però alcuni punti fermi, il primo è la necessità di un’alimentazione bilanciata fondamentale non solo per una corretta crescita armonica ma, secondo diversi autori, anche per la prevenzione di alcune manifestazioni patologiche a carico della vescica natatoria specie in varietà altamente selezionate. C. auratus è una specie originaria di regioni temperate ed è peciloterma; il consumo dell’alimento è dunque maggiore durante le stagioni calde e inferiore in quelle fredde, fino a crollare con la rigidità invernale. La riflessione sulla gestione alimentare outdoor è dunque simile a quanto già evidenziato nell’articolo dedicato alla carpa koi, consultabile nella medesima sezione Vetpedia. Diviene dunque fondamentale anche in laghetti privati e fontane da giardino, durante tutto l’anno il controllo periodico dei parametri chimico fisici. Va comunque evidenziato che anche per i pesci rossi vi è un’ampia disponibilità di alimenti commerciali, completi e semplici, studiati appositamente su base stagionale, granulometria, formato e materie. L’alimento di base deve essere completo e sono due le formulazioni più diffuse: scaglie e granulato. La scelta del formato è importante poiché non di rado alcune varietà di pesce rosso sono solite salire a nutrirsi fino in superficie. Durante questa azione possono ingerire aria insieme all’alimento. Tale comportamento potrebbe apparire innocuo ma non va dimenticato che questa specie è fisostoma, ossia la vescica natatoria è collegata all’esofago attraverso un dotto pneumatico. Tali aspetti sono ritenuti da diversi autori tra le cause di iperinsufflazione della vescica natatoria e conseguente comparsa di disordini dell’assetto positivo con seguente alterazione della posizione di galleggiamento. La tematica è ancora ampiamente dibattuta ma vari autori consigliano dunque, specie per le varietà con il corpo tozzo, un’alimentazione a base di pellettato o granulato a lento affondamento. In tal modo l’esemplare può nutrirsi dell’alimento in caduta o direttamente cercandolo tra il substrato della vasca, comportamento che questa specie attua naturalmente e che diverrebbe anche una forma di arricchimento ambientale con maggior attività per i pesci stessi. Le materie prime più utilizzate dalle aziende sono farine di pesce, molluschi, crostacei tra i quali il krill, larve, farine di cereali, di soia, altri vegetali, alghe minerali e vitamine. Specifiche linee includono nelle formulazioni anche l’astaxantina e probiotici. Non esistono regole rigide riguardanti il dosaggio, come visto dipende dalla stagionalità, dalla temperatura ma anche dall’attività del pesce e dalla voracità che varia da esemplare ad esemplare evitando dal farsi condizionare dalla continua ricerca di alimento che gli esemplari mettono in atto con i proprietari che sono soliti alimentarli. In aggiunta alla variabilità di dosaggi correlati alla stagionalità, si consigliano come da linee guida generiche, di somministrare quantità di alimento tali da poter essere consumate in 2-3 minuti.

Impatto sugli ambienti naturali e potenziale invasività
Tra i compiti del moderno medico veterinario che si occupa di pet non convenzionali, vi è anche quello di responsabilizzare il proprietario sul tema del benessere del pet in ambiente controllato e informare le persone sul potenziale impatto che la specie ornamentale allevata potrebbe avere sull’ambiente naturale qualora venisse rilasciata. Un approccio che contempla dunque a tutto torno il moderno concetto di One Health, finalizzato alla tutela della salute degli animali, dell’ambiente e di quella umana. A tal proposito, C. auratus è una delle specie incluse all’interno del Global Invasive Species Database. La lista, consultabile online, include le 100 specie animali e vegetali più invasive del pianeta. Come visto pocanzi esistono numerose selezioni e varietà di C. auratus caratterizzate da taluni aspetti morfologici che potrebbero rendere gli esemplari meno adatti alla sopravvivenza se rilasciati negli ambienti naturali o seminaturali d’acqua dolce. Va però ricordato come spesso sono proprio queste le selezioni più ricercate e ambite dagli acquariofili specializzati, n e consegue dunque che il loro rilascio in natura sia meno probabile. Al contrario, l’abbandono potrebbe essere invece più frequente tra i neofiti che invece non di rado ospitano gli esemplari di pesci rossi con morfologia ancestrale. Questi possiedono caratteristiche anatomiche (es. presenza di tutte pinne e morfologia corporea più longilinea) che li rendono potenzialmente più adattabili alla sopravvivenza negli ecosistemi acquatici ad acqua lenta, naturali o seminaturali. I dati internazionali dimostrano come la specie abbia colonizzato laghi, stagni, paludi, peschiere e persino ecosistemi salmastri fino a 15 ppt di salinità dimostrando inoltre una buona tolleranza alla scarsità d’ossigeno. Le abitudini alimentari della specie portano i carassi a predare invertebrati acquatici sia in forma larvale sia adulta. In aggiunta si nutrono di uova e persino di talune specie ittiche endemiche. Secondo alcuni studi, inoltre, l’attività di ricerca d’alimento sul fondo può aumentare all’interno della colonna d’acqua la sospensione del materiale organico e favorire le fioriture algali. Non da ultimo in termini d’importanza andrebbe valutato con estrema attenzione il possibile ruolo come vettore di patogeni non solo nei confronti di altri Ciprinidi ma anche verso altre specie ittiche endemiche. C. auratus non è comunque incluso nella lista delle specie esotiche invasive di rilevanza unionale (IAS), motivo in più per il quale è fondamentale uno stretto controllo degli ambienti naturali a memoria dell’esperienza invasiva già vissuta da diverse nazioni al mondo.

Normative comunali: riferimenti ai pesci rossi e non solo
Talora ancora poco note e diffuse a macchia di leopardo sul territorio nazionale, le normative comunali sul benessere animale dedicano agli organismi acquatici una sezione limitata contenente generiche linee guida che necessitano da parte del medico veterinario e degli operatori del settore di un’attenta osservanza e conseguente conoscenza delle specie acquatiche stesse. È importante sottolineare che redigere un regolamento su oltre mille specie acquatiche ornamentali sarebbe impossibile ed è dunque importante l’applicazione delle linee guida generali, senza dimenticare di conoscere sempre l’etologia delle singole specie. Tra le tematiche spesso oggetto di dettaglio, alcune sono storicamente all’opinione comune in ambito sulla gestione domestica del pesce. In alcuni di questi regolamenti comunali è fatto divieto di acquari con superfici sferiche (bocce) così come l’utilizzo di animali (es. pesci) come regali in fiere ed eventi locali. Altri aspetti più generici come la qualità dell’acqua, l’ossigenazione, il ricircolo e il rispetto delle caratteristiche etologiche della specie ospitata, impongono ai medici veterinari un’attenta conoscenza delle specie acquatiche ornamentali commercializzate.

Bibliografia consigliata:

Wildgoose WH, 2007. Buoyancy disorders of ornamental fish: a review of cases seen in veterinary practice. Fish Veterinary Journal (9) 22-37

Sawatari E., Hashimoto H., Matsumura T., Iwata Y, Naoki Y, Yokoyama Y e Yuko Wakamatsu Y (2009). Cell Growth-Promoting Activity of Fluid from Eye Sacs of the Bubble-Eye Goldfish (Carassius auratus). Zoological Science, 26(4):254-258.

Abe1 G., Lee S-H, Chang M, Liu S-C, Tsai & Kinya G. Ota K.G. (2014). The origin of the bifurcated axial skeletal system in the twin-tail goldfish. Nature Communications | 5:3360 | DOI: 10.1038/ncomms4360

Komiyama T., Kobayashi H, Tateno Y, Inoko H, Gojobori T, Ikeo K (2008). An evolutionary origin and selection process of goldfish. Gene 430, 5–11

Arbuatti A., Defourny SVP, Della Salda L, Romanucci M (2020) Multiple Periphral nerve sheath tumors of the skin in a goldfish Carassius auratus (L). Journal of Exotic Pet Medicine, https://doi.org/10.1053/j.jepm.2019.10.002

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